sabato 12 settembre 2009

Sorpreso

Sono piacevolmente sorpreso dalla reazione del pubblico partenopeo all'esibizione gratuita in piazza Plebiscito di Sir Elton John. Non potendoci andare di persona, ho seguito buona parte della differita televisiva, e ho notato una cosa: la gente. La piazza era gremita di gente. All'inverosimile. Non ricordo, a meno di tornare indietro di qualche anno, una piazza riempita in quel modo per un solo cantautore in esibizione. Sia pure aggratis, cosa che incentiva la partecipazione del pubblico. Personalmente ho sperato fino all'ultimo nella rivelazione che quello sul palco fosse in realtà Maurizio Crozza in una delle sue più riuscite impersonazioni, giusto per movimentare un attimo la serata.

Rimane comunque curioso, per non dire dubbio, il fatto che con una città più che martoriata da problemi grandi (emergenza monnezza - tutt'altro che finita - e criminalità organizzata) e d'ogni giorno (mezzi pubblici, cantieri semi-eterni, tempi biblici dell'amministrazione pubblica, degrado urbano - ma spesso è proprio il bobbolo partenopeo ad essere degradato, è un discorso più lungo - e micro-criminalità) e con i fondi appesantiti da anni di sprechi, abbiano deciso di investire (e molto) su un nome di richiamo per una serata-evento.

giovedì 10 settembre 2009

Per me...

...Transformers 2: la vendetta del Caduto...è una cagata pazzesca!

(seguono i canonici 92 minuti di applausi)


Critica un attimo più ragionata: Michael Bay è riuscito a distruggere ed annichilire quanto di buono aveva fatto nel primo film, ad esempio un minimo di approfondimento di personaggi e relazioni tra di essi (umani-macchine, umani-umani). Qui il collante tra un'esplosione e l'altra - settore dove Bay stavolta ha letteralmente impegnato tutto sé stesso - sono altre esplosioni, inseguimenti e occasionalmente qualche inquadratura di (sua gnoccosità) Megan Fox. Che non dispiace, sia chiaro, però spiace che il suo personaggio in questo film sia praticamente l'inutilità fatta persona, appiattito e ridotto ad una valletta che deve solo correre, saltare, correre, semi-spogliarsi e assumere pose e/o atteggiamenti provocanti. Probabilmente per accontentare anche i suoi fan, oltre che quelli dei robottoni.
Certo, è un film d'azione altrimenti non avrebbero chiamato Bay neppure per il primo capitolo. Ma ci sono film d'azione ugualmente pieni di esplosioni e scene concitate che però riescono a coinvolgere estremamente più di questo nelle scene un attimo più ragionate: senza scomodare sua maestà Con Air, basti pensare agli ultimi due capitoli di Die Hard.
A proposito dei robot, non ci sono differenze sostanziali rispetto al primo film come realizzazione, realismo e affini. Giusto un paio di note: Soundwave (a.k.a. Memor) nella versione italiana parla con un accento finto-inglese che ho trovato irritante non poco. Capisco che per come è stato usato nella trama possa essere spiegabile, ma allora perché tutti gli altri robot parlano (quando parlano) in maniera 'normale'? E poi il tanto decantato (da Bay) Devastator, su cui - essendo uno dei miei Transformers preferiti - temevo il peggio, è tutto sommato meno traumatico di quanto temessi. Certo, rispetto a quello dei cartoni BELLI è stato pur sempre lobotomizzato e privato di una spiegazione sulla sua creazione o sul suo scopo. A parte quello di aumentare il casino su schermo. E non è neppure dello stesso colore!
Concludendo, Bay ha dichiarato che si prenderà un pò di meritato (e dovuto, aggiungerei) riposo dall'universo Transformers prima di un eventuale terzo capitolo. Probabilmente ora sarà in giro a far esplodere petardi per rilassarsi.

martedì 23 giugno 2009

Scrivo perché...

Scrivo perché mi va, quando mi va, come mi va. Non ho i ritmi di un King o di un Brown, né tantomeno la prolissità di un Faletti o di un Tolkien. Di sicuro sono meno interessante. E a volte non altrettanto pacato.
Scrivo per mettere due righe ferme su un foglio, elettronico o reale che sia. Anche quando ero più piccolo, più ingenuo ma non meno sognatore, scrivevo al di fuori di scuola liberamente solo "a scopo terapeutico": come Zeno Cosini, temo di essere una di quelle persone che ha bisogno di un punto fermo scritto su cui concentrarsi per ragionare. O in cui catturare l'essenza di un momento, di una sensazione. Almeno credo fosse Zeno, tra non molto sarà il caso di dargli una ulteriore rilettura. Trovo che sia un libro che migliora con l'età.
Scrivo per rabbia, quando qualcosa non mi va giù e voglio un mio spazio, per quanto piccolo e malfrequentato, record battuto solo dai peggiori bar di Caracas. Essendo poi una persona particolarmente paziente - per gli astrologi, segno zodiacale Toro - diciamo che, quando capita quella volta una tantum in cui perdo le staffe, scrivere non è esattamente il mio primo istinto. Ma scrivere può aiutare a dosare i piccoli stress quotidiani. Quelle che sai benissimo essere cazzatine da niente, ma che se ben disposte in fila, rischiano di diventare una sorta di valanga per il tuo equilibrio mentale faticosamente ritrovato con sapiente lavoro certosino sul proprio Ego - o anima o essenza o come vi pare - e tanta, tanta pazienza.
Scrivo perché a volte quando si ha un attimo di tempo per sedersi metaforicamente sulla riva a vedere il proprio flusso di pensieri, vale la pena lasciarli fluire verso altro che non sia un bivio tra il ricordo, la memorizzazione e il dimenticatoio.

mercoledì 18 marzo 2009

E' un duro e ingrato lavoro, ma...

Dopo la lettura di un articolo come questo, la domanda (alla Lubrano) viene spontanea: "Ma chi gliel'ha chiesto di tornare a fare questo lavoro, invece di godersi la pensione?".

Poi però ci rifletti meglio: è un imprenditore. E' un uomo che sicuramente sa lavorare, lo ha fatto per tanti anni, per sé e per la sua azienda. Soprattutto per sé, ma questo è un altro discorso.

Non è che, sotto sotto, lui è una di quelle persone che non saprebbero far nulla senza un lavoro? E che restano ancorate al posto di lavoro, qualunque esso sia, pur di non ritrovarsi in ciabatte e vestaglione di flanella, a leggere la Gazzetta in poltrona tutto il giorno? O ad andare in giro per le stesse strade ogni giorno, a commentare, quando va di lusso, i lavori stradali?

La sua età, inutile negarlo, avanza. Nonostante trapianti bitumosi di capelli (o "trapianti di capelli bitumosi", è uguale), lifting facciali che rendono il suo sorriso sempre più simile ad un ghigno, e battute da avanspettacolo (ma anche semplici frasi quali "ho studiato alla Sorbona") se non vetuste, usate sempre più spesso in momenti completamente fuori luogo, inizia inevitabilmente a configurarsi come uno di quei vegliardi criticoni e che "saprebbero loro come raddrizzare le cose".

Compatiamo quest uomo. E soprattutto, troviamogli qualcosa di stimolante da fare al posto del premierato. Che so, gestire di un bioparco, friggere patatine presso un McDonalds, collezionare francobolli, ...

domenica 22 febbraio 2009

Il Festival finì. La musica italiana fu.

Viva Bonolis. Santo Bonolis. Se non fosse stato per lui, gli ascolti record se li sarebbero potuti scordare. Ciò che, invece, si è potuto dimenticare tranquillamente è la musica. Basta guardare il podio finale.

Premessa: gli unici premi che reputo "giusti" sono stati la vittoria di Arisa e il premio della critica agli Afterhours.

Per il resto questo Sanremo in quanto a premiazioni (e a musica) è stato un completo squallore. E l’emblema è proprio rappresentato dal podio dei vincitori: uno fuoriuscito da un reality che con la musica ha poco da spartire, un altro che ha campato di rendita - giocando a fare il finto tonto - con un testo pericolosamente superficiale ma mirato ad avere pubblicità gratuita attraverso le polemiche, come poi è effettivamente avvenuto, e infine uno che, nonostante sia forse il più dotato degli altri due, deve ringraziare molto il suo “mentore” Gigi D’Alessio se si trova lì.

Il primo scandalo di questa edizione è stato sicuramente l’eliminazione di Nicky Nicolai e Stefano Di Battista, ottima canzone, poi la spirale è continuata con la stranissima eliminazione di Dolcenera, che poteva tranquillamente ambire alla vittoria, con l’esclusione di Alexia e Mario Lavezzi (duo prontamente ribattezzato "Lavexia") dal terzetto finale, e con il ripescaggio di Albano, ancora. E infine aggiungiamoci anche la "curiosa" presenza della DeFilippi in Rai, per la prima volta, che, guarda caso, ha coinciso con la vittoria di un concorrente - e vincitore - di uno dei suoi programmi. Giusto per fare un pò di complottismo.

Ma davvero sono quei tre, Carta, Povia e Da Vinci, che rappresentano il meglio della musica italiana? Della musica di questa Itali(ett)a attuale?

E' una risposta che non sono sicuro di voler sapere.

giovedì 19 febbraio 2009

Eh si, questo blog non è ancora inutilizzato del tutto.

Sono ancora qui. Che ci si creda o meno.

Negli ultimi giorni, avendo un attimo in più di tempo per pensare, mi sono chiesto se valesse la pena tenere aperto ancora questo spazio, o se fosse il caso di chiuderlo del tutto. Di mettere tutto a posto. Il lato oscuro dell'essere piuttosto fissato con l'ordine. Non lasciare appeso ciò che non serve più o non viene più utilizzato.

Oh, non che non abbia da scrivere. Di cose ne sono successe, negli ultimi mesi. Tante. Probabilmente potrei farne un post. O svariati post. Ma come sempre sono il critico più severo di ciò che scrivo. Ogni volta che scrivo, sia qui, sia altrove, sia con mezzi meno tecnologici, non posso non fare diversi cambiamenti. Finchè non dico "basta" per sfinimento una volta creato qualcosa che in parte mi soddisfi.

Tuttavia, non vedo perchè non provarci. Ancora una volta.

Ad esempio, ho provato "l'ebbrezza" di portare il gesso. Di essere immobile nel letto per diversi giorni. Di muovermi con un contrappeso notevole. Il tutto mentre ero alle prese con una tesi di laurea. Naturalmente nel periodo in cui non era consigliabile fermare o rallentare i lavori per causa di forza maggiore per 30 giorni.

Laurea, già. Dopo svariati anni ho finalmente finito gli studi. Almeno quelli universitari. Dovrò abituarmi a scrivere come professione "Ingegnere". Qualsiasi cosa questo implichi.

E ora? Non so ancora cosa mi aspetta. Preferisco non pensarci.

Ciò che conta è che sono qui. E posso scriverlo.