lunedì 27 maggio 2013

Relatività



Schegge scure, di un cielo notturno, cadono intorno a me. Sento il loro cadere a terra e fracassarsi in mille pezzi, infinitesimali, microscopici.

Le vedo per un istante crollare intorno a me, come lampi scuri che ingannano la vista. Un rumore di fondo in una visione colorata, sì, ma stinta, smunta.

Continuo a camminare tra le schegge impazzite, il volto non tradisce alcuna espressione, costantemente impegnato ad avanzare, un passo alla volta, lo sguardo fisso in avanti.

Ho paura di girarmi, di vedere che la strada che ho percorso non c'è più, o sta scomparendo dietro di me, o, peggio, è ancora lì come se niente fosse. Ho il timore di soffermarmi a guardare una di quelle schegge: se lo faccio - mi balenò in mente il pensiero - sarò risucchiato in una di esse. Un infinitesimale buco nero, un portale al di fuori del tempo e dello spazio.

-Non pensi che sarebbe una via di fuga da tutto questo? - mi chiese

-Non lo so. Certo è che sarebbe quella facile. E io non mi fido delle cose facili.