giovedì 30 agosto 2012

Il Cavaliere Oscuro - Il Ritorno: La Recensione

Il meraviglioserrimo Little League, di Yale Stewart. Qui le altre strisce.

Preludio: guida alla lettura estemporanea

Citando un altro (ottimo) film di Nolan, "Un'idea. Resistente, altamente contagiosa. Una volta che un'idea si è impossessata del cervello è quasi impossibile sradicarla. Un'idea pienamente formata, pienamente compresa si avvinghia, qui da qualche parte."

Questa reviù più o meno estesa parte più da alcune idee radicatesi alla fine della visione della trilogia, nonché dell'ennesimo film Nolaniano e, per il bene del fegato degli eventuali lettori, sarà il più possibile spoiler-free. Non garantisco sui film precedenti della trilogia, ma in questo caso la responsabilità è del lettore che si è perso alcuni tra i più bei film di-supereroi-ma-non-di-supereroi degli ultimi anni.

Atto 1: I Nolan ne sanno di cinema. E di illusionismo.

In tutti i loro film il loro motto sembra sia "Sorprendi lo spettatore": per tutto il film siamo portati a pensare che le cose vadano in una certa maniera, disseminando indizi e prove. Ma, poi, c'è immancabile il ribaltamento di tutte le convinzioni maturate fino a quel momento, con tanto di amorevole sberleffo nello spettatore che pensava di "aver già capito tutto", in quanto Christopher-regista-e-sceneggiatore e Johnathan-sceneggiatore avevano anche mostrato dei particolari per quest'altra via. Solo che li avevano fatti passare per curiosità a margine della trama principale, dettagli di poco conto. Anche qui, sebbene la conoscenza del materiale di partenza (vedi alla voce "fumetti. tanti, tanti fumetti") possa minare alla base questo concetto, il motto rimane più che valido.

Atto 2: L'evoluzione del pipistrello e il casting dei "cattivi" (ovvero, "Io credo nei Nolan Bros.", parte 1)

I momenti di panico-paura - non solo miei - agli albori del film erano dovuti in parte alla scelta del villain principale. Bane non è un cattivo semplice da gestire già nei fumetti, figuriamoci in una mega produzione hollywoodiana dove tutti - casa cinematografica, fan del film, fan del fumetto, fan di Batman - sono pronti con forconi e torce in attesa del passo falso. Passo falso di cui abbiamo una diapositiva:

Ciao, sono uno dei bat-cattivi più significativi della bat-storia di Batman. Davvero.


Tuttavia, una volta riaccese le luci in sala, la scelta non solo si rivela assolutamente sensata, ma anche eseguita impeccabilmente, nonostante il doppiaggio italiano (vd. più sotto). Anzi, è la conclusione ideale del bat-percorso del Nolanverso: nel primo film la figura dell'antagonista era basato su "chi è" Batman, in quanto neo-eroe che deve affermarsi e trovare la sua "identità"; nel secondo, l'antagonista è incentrato sull'opposizione a ciò che Batman rappresenta pienamente (non per nulla, Joker dichiara in più occasioni di essere "un agente del caos", in netto contrasto con l' "ordine" rappresentato da Batman); in questo - che peraltro è estremamente politico, checché Nolan smentisca - l'antagonista è una visione distorta ed esasperata di ciò che Batman rappresenta(va), come a colmare il vuoto lasciato.

Atto 3: cat-fight! (ovvero, "Io credo nei Nolan Bros.", parte 2)

Un altro momento di panico-paura agli albori della lavorazione era rappresentato dalla scelta di casting per interpretare Selina Kyle, alias Catwoman: Anne Hathaway e i suoi dolci occhioni da fidanzatina che non vedi l'ora di presentare ai tuoi.

E il suo bel sorrisone. Che fa pendant con gli occhioni.
Nulla in contrario, ma, dopo varie interpretazioni del personaggio, Selina Kyle uno è abituato ad immaginarsela così



Halle Berry chi?
Quindi in sostanza la scelta di Annina non sembrava quella più adatta per il personaggio, non solo per il fisique du role, ma anche per far risultare credibili le battute scritte per lei. E invece. Non solo il personaggio viene sviluppato in modo interessante, ma, anzi, alla fine quelle che sembravano le sue "debolezze" sulla carta vengono sfruttate in funzione del personaggio. Per intenderci, non è la Miao-chelle Pfeiffer aggressiva di Burton, semplicemente perché non ne ha bisogno, sa tenere la scena e gigioneggiare come Julie Newmar, e tirare mazzate in modo convincente come quella "originale" dei fumetti.

Atto 4: la maledizione delle trilogie

Esclusi alcuni titoli (Ritorno al Futuro, Indiana Jones, ...) di solito il terzo film di una saga è soggetto ad una sorta di "maledizione", detta anche del "e mò che cavolo mostriamo?": generalmente nel primo vengono presentati i personaggi, nel secondo lo schema del primo film viene ripetuto ed esagerato q.b. ...e nel terzo? Come conciliare un commiato dal tuo pubblico con una storia che suoni anzitutto solida, non pretestuosa e "giusta", ossia che non faccia sentire il bisogno di un altro capitolo, magari stanco, probabilmente raffazzonato, che svuoti quanto quella saga significhi per te?

E' lei, professor Jones?


Ora, riportate i dubbi di cui sopra al caso specifico, dopo un ottimo bat-rilancio quale è Batman Begins, e dopo uno dei film più belli in assoluto (e lo ribadisco, nel caso qualche miscredente lo classifichi come "film di gente in costume": uno. dei. film. più. belli. in. assoluto.) quale è Il Cavaliere Oscuro: trama solida eT intricata, degna di un noir; suspense sempre alta (credo di aver chiuso le palpebre solo 4-5 volte in tutto il film); ottimo cast; etc.

Ricordo che, in risposta a dubbi su film di Nolan, la risposta è "Io credo nei Nolan Bros."

Questo film, il terzo, è per me leggermente superiore al Cavaliere Oscuro.

L'ho detto.

Lo supera perché ha il coraggio che altri terzi atti non hanno: quello di osare. Vuoi perché è quello conclusivo, Nolan non teme di mostrare ed usare scelte narrative "dure", di usarle a suo vantaggio (e a svantaggio dei "buoni") correndo il rischio di attirarsi parte della folla inferocita di cui sopra dopo pochi fotogrammi. Il tutto per trasmettere una sensazione da "tutto può accadere". E, tu spettatore, grazie anche al modo in cui è raccontata la storia, ci credi: perché - altro tema ricorrente dei Nolan - il tutto è reso nel modo più realistico e credibile possibile. Se nei loro film viene richiesto il "salto di fede", questo è sempre accompagnato da una spiegazione più o meno razionale, o scientifica.

Lo supera perché nonostante rasenti alcuni potenziali cliché, mette la freccia a destra e li supera senza troppi problemi. Lasciandoti un senso di stupore misto a soddisfazione. E al tutto aggiunge la libertà allo spettatore di interpretare, secondo il suo sentire il film, i temi trattati.

Ghost Track: ma i doppiatori, quanto prendevano in geografia?

Ora, prima di sentirmi l'effetto Mollica addosso (per il quale anche un cinepanettone è un buon prodotto di cinema. E questo PRIMA che la stampa si rimangiasse anni di crociate contro un genere inutile e mostrasse motivazioni sociologiche sul successo di quei film, ma non divaghiamo), va detta una cosa, sacrosanta, e non inerente solo a questo film.

La scuola italiana di doppiaggio, nata sotto Mussolini (se ben ricordo sì, grazie Wikipedia), è sempre stata un fiore all'occhiello. L'adattamento dei testi (vedi alla voce "le canzoni dei vecchi film Disney"), le voci così diverse eppure così riconoscibili (vedi alla voce "Ferruccio Amendola"), tutta questa tradizione viene, da anni, in ogni settore artistico (videoludo compreso, dove in pratica tutti i personaggi vengono ormai doppiati da badanti ucraini/e) ripetutamente presa, gettata nel fango e tenuta a testa in giù per troppo tempo.

Come si spiegherebbe altrimenti un personaggio che dovrebbe essere russo, parlare con una specie di accento brasiliano/genovese? E Bane stesso risultare come un Darth Vader sotto anfetamine? E sì che c'erano state polemiche anche sulla voce originale, ma, una volta sentita quella doppiata, pensi che in fondo non sei così snob nell'usufruire di prodotti americo-inglesi in lingua originale.

Atto Bonus: e il futuro?

Non si sanno quali saranno i piani per il bat-franchise. Si parla di un reboot - scelta sensata - subito dopo un film sulla Justice League (con persone, visto che animati e ottimi ce ne sono già) - scelta coraggiosa - in una sorta di "Progetto Vendicatori" ma al rovescio.

"Perché dovremmo aver bisogno di un grido di battaglia?"


Una cosa è certa: spero la Warner abbia ben chiaro che non c'è altro da aggiungere a questi tre film.
A parte, forse, questo.