sabato 14 aprile 2012

Tre remake fantascienzi che NON s'han da fare

Da un pò di tempo a questa parte, Hollywood è a corto di idee. O, per meglio dire, ha meno voglia di rischiare (il gombloddo delle banche pluto giudaico massoniche, sicuramente), preferendo riproporre vecchi franchise di successo: qualche anno fa c'è stata l'epopea dei remake/reboot degli horror degli anni 80, con i loro "cattivi" divenuti leggenda...

Lo Zio Freddie

...re-interpretati da attori che sono già leggenda...


...e altri che già in origine erano "meh"...

"Salve, sono qui per tagliare la fornitura di gas."

...e lo sono rimasti.

Ora, questo può avere senso -almeno razionalmente- alla luce di notevoli innovazioni nel campo degli effetti speciali. Ma se il tutto si riduce ad una fotografia più pulita (senza raggiungere comunque le vette di un Nolan di questi) o al 3D (di cui è già stato ampiamente dibattuto qui eoni fa), il tutto suona come un indifendibile "mungere gli odierni 30-40 enni sull'onda dei ricordi, e i gggiovani che si sparano pose da conoscitori del cinema di quegli anni".

Superato il genere horror, si diceva, ora è la volta della fantascienza. MA (e qui si inizia ad aver paura), il tutto segue alcuni template prefissati che, almeno in teoria, fanno capo al cinema di successo degli ultimi anni: "più dark", "più realistico", "più umano".

Vedremo di seguito tre remake, di cui uno in uscita, altri 2 in lavorazione. Partiamo dal meno peggio, che guarda caso, è anche l'unico in uscita.



QUELLO sguardo. Il film è BELLO già dalla locandina.


Atto di Forza - Total Recall (Paul Verhoeven, 1990)

Se qualcuno non avesse visto il film con Governator, è pregato di interrompere qui la lettura. Non per spoiler o altro, ma perché chi non ha visto non può capire quanto segue.

Per chi lo ha già (ri)visto, il succo è questo: ha senso barattare le INTENSE espressioni di Governator, gli effetti speciali che oggi verrebbero definiti "camp" ma onestamente molto meglio di certa CGI venuta anni dopo (senza scomodare Spawn, basta anche solo Scontro tra Titani di qualche anno fa...roba che Ray Harryhausen sta ancora ridendo), e scene iconiche* come questa, in cambio della modernità, consistente in: maggiore pulizia, maggiore realismo degli ambienti e "maggiore fedeltà al romanzo" (?!). La risposta non può che essere un "No, grazie. Magari è anche ben fatto, eh, ma non si scherza con i sentimenti".

(* la prostituta tri-popputa c'è ancora. Hanno fatto una dichiarazione APPOSTA per rassicurare i fan. Sono soddisfazioni.)

NB. Se ne parlava anche qui e qui




"Serve the public trust. Protect the innocent. Uphold the law."


RoboCop (Paul Verhoeven, 1987)

E ora iniziamo con le note dolenti...

Poteva essere interessante riprendere un nome che grazie ai sequel (il 2 si salva in quanto VIOLENTO, cosa da dire sempre; il 3, mettiamola così, è in pratica lo scarto del 2*) è stato sputtanato come non si poteva. Pochi cazzi: nel momento stesso in cui il regista ti viene a dire che il suo RoboCop sarà PIU' UMANO, facendo tutto un panegirico su una scena che già andava benissimo così com'era, capisci che non ce n'è. Non ce ne potrà mai essere. Come vedere una che magari ti piace masticare svogliatamente una gomma con la bocca perennemente aperta (true story). Il rumore di vetri infranti che segue è assolutamente naturale.

(* RoboCop 2 -che è VIOLENTO- e RoboCop 3 per il buon Frank Miller erano un'unica immensa sceneggiatura. Che poi i produttori hanno deciso di tagliuzzare e fare due film separati in quanto "impossibile da filmare". La versione integrale concepita da Frank Miller è su fumetto, ed è VIOLENTA quanto il 2)

Ho già detto che è VIOLENTA? No, per ribadire il concetto.

NB. Una cosa finora non emersa, ma che è assolutamente fondamentale, è che poi Verhoeven rimane un GENIO quando si tratta di fare satira sociale.



And now, the last but not the least but the last (cit.)...


Corto Circuito (John Badham, 1985)

Per chi ha avuto il coraggio di arrivare fin qui, bravi. Avete la mia stima.

Il film originale, da quel che ricordi oltre alla locandina sulla VHS ritagliata dal TV Sorrisi e Canzoni, era un bel racconto in salsa sci-fi. Potresti quasi dire una specie di RoboCop "per bambini". Che, infatti, ha prodotto un sequel ancora più "per criaturi", ma che ricordi comunque piacevolmente.


Giuri.

Ordunque, arriva la notizia di questo remake, come un fulmine a ciel sereno. E la notizia ti ha lasciato per svariati minuti -nei quali hai riletto l'articolo senza crederci- così più o meno

Rigiuri.

Poi, qualche settimana dopo, hai letto QUESTA dichiarazione del regista, Tim Hill (autore di pregevoli pellicole che lo candidano a pieno titolo a dirigere questo remake quali Alvin Superstar e Hop. Sì, non è un errore, ha proprio diretto Alvin Superstar e Hop):
"Sono tentato di rifarmi al passato e prendere direttamente l'originale. Ma penso che debba essere più vicino a quelle che sono le moderne concezioni in materia di design. Ci sono programmi informatici e laboratori che si preoccupano di dare vita a macchine come queste... Si tratta di riuscire a trovare il giusto bilanciamento fra il lato minaccioso e quello rassicurante. Il vecchio Johnny 5 era carino, ma nessuno era spaventato da lui."


La tua reazione. E presumibilmente quella di chiunque altro.

...e hai compreso che è tutto finito. Che la tua infanzia cinefila sta perdendo un altro pezzo, inghiottito dal Nulla che avanza (cit.) incessantemente.

Che hanno DAVVERO intenzione di rovinare quelli che sono i primi ricordi cinefili non solo tuoi, ma di una intera generazione.


L'orrore. L'ORRORE!

martedì 10 aprile 2012

Capita



Capita che ti ritrovi appoggiato al vetro della finestra, senza un motivo apparente. Come a voler vedere fuori che si dice, se il mondo per come lo conosci c'è ancora. "C'è, che tu lo voglia o meno". Appoggi prima un dito, poi l'altro, poi pian piano tutto il palmo della mano al vetro, come a volerti sincerare del fatto che ci sia "qualcosa" a separarti da fuori: lì il resto del mondo, l'altro da te; qui tu, con i tuoi pensieri, i tuoi pregi e i tuoi difetti. In mezzo, il freddo del vetro, immobile, silenzioso, a ricordarti la sua presenza.

Più tieni le dita appoggiate al vetro, più inizi a sentire il calore provenire da fuori, i raggi del sole che pian piano riscaldano le tue dita. "O forse è il contrario" subito ti rispondi, "scambio di calore tra corpi di diversa temperatura". E poi, quel calore inizia ad irradiarsi, vitale: dapprima alle gambe, poi ai piedi, e poi di nuovo alle gambe, come un formicolìo. Sembra quasi di sentire i vasi sanguigni dilatarsi, il sangue scorrere più fluidamente, in modo simile al dischiudersi dei fiori. "E' una sensazione piacevole" - senti tra le sinapsi - "ma non è quello che cerchiamo".

Ti accorgi che gli occhi iniziano a farti male. Non riescono a star dietro alla luce, non sono abituati. "Ancora un pò". Strizzi le pupille, dapprima impercettibilmente, poi sempre più intensamente, fino a che gli occhi non sembrano solo due tratti neri. La luce raggiunge la faccia, ora sei completamente irradiato.

Le sinapsi sono mute.