domenica 25 luglio 2010

Come ogni anno, ma sempre in maniera diversa.

Come ogni anno di questi tempi, quel poco di ispirazione che mi tiene insieme si eclissa.

(Quanto era prevedibile una battuta sul caldo? Troppo. Ecco perché non c'è.)

Questo non vuole essere - e di certo non sarà - uno di quei post tristi di come se ne vedono su blog gggiovani dallo sfondo nero, pieni di glitter e di foto fatte davanti allo specchio in pose che si ha il coraggio di fare solo in un ambiente chiuso - di solito in bagno - davanti allo specchio.

(Ehi, anche questo sito ha lo sfondo nero. Ma non ha i glitter e le foto quanto-sono-figo-allo-specchio. La verità è che sono allergico al glitter.)

Vorrebbe solo essere un punto più o meno fermo di un ragionamento: l'estate di solito, dal mio punto di vista, è stata sempre foriera di cambiamenti. Nel bene o nel male.

Ora. Normalmente non disprezzo la tranquilla routine delle cose, riconoscendola come un 'porto sicuro' cui far sempre ritorno ogni tanto quando si è in cerca di un centro di gravità (cit.). E, allo stesso tempo, cerco di adattarmi ai cambiamenti, prima o poi inevitabili. Ma, visti gli eventi personali apportati finora da questo nefasto 2010, devo ammetterlo: ho pressocché paura. Paura di cosa mi può aspettare al di là di questo 'limbo' di una 30ina abbondante di giorni, dove bene o male tutti* sembrano mettere le proprie vite 'in pausa' e dedicarsi ad altro, di solito "a ciò che non si fa normalmente nei rimanenti 335 giorni dell'anno". Per carità, è assolutamente sacrosanto, sarei ipocrita a biasimare ciò.

(* Tutti tranne il governo, per stessa ammissione del pres.del.cons. Ma questo, vista la situazione precaria di praticamente TUTTO, non mi fa sentire più tranquillo.)

La realtà, forse, è che non sono così bravo in questo 'mettersi in pausa'. Peggio che mai nel farlo 'consapevolmente', vivendolo cioè come una cosa da fare 'perché non si può fare altrimenti'.

(Grazie, ereditarietà genetica!)

La realtà, forse, è che ho paura che, diversamente da ciò cui mi 'preparo' di solito, possa effettivamente esserci un cambiamento in positivo.

E che, in quel momento, non riesca ad apprezzarlo.