Metto un piede davanti l'altro. Con cuore e mente aperta. Cercando di non pensare a niente, concentrandomi solo sui miei passi. Abbasso lo sguardo per facilitarmi il compito. Il marciapiede è uno di quelli vecchi, fatti di lastroni di pietra incastonati uno con l'altro. Non è un'unica colata di asfalto, né una distesa di sanpietrini, sassolini levigati ognuno in modo diverso tutti immersi in un mare statico di cemento. Questi lastroni sono sì levigati dal tempo, dall'usura, ma sembrano tutti uguali tra loro. Nessun tratto distintivo che ti permetta di capire dov'eri prima e dove sei ora.
Metto un piede davanti all'altro. Continuo a guardarli, i miei piedi, avvolti dai calzini a loro volta avvolti dalle scarpe; di quelle comode ma al tempo stesso che invogliano a camminare, ad essere usate. Ricordo che quando ero piccolo, camminando su lastroni simili a questi, o forse proprio questi, per gioco calibravo i passi cercando di star sempre esattamente dentro un lastrone. Come su una immensa scacchiera, muovendomi casella dopo casella. Un pezzo degli scacchi, nella più grande partita che mi troverò a giocare.
Metto un piede davanti l'altro. Come se fosse di nuovo la prima volta. Come se stessi imparando nuovamente a camminare. Stavolta senza le urla festose di genitori per il primo passo verso la crescita del loro pargolo. Ad ogni passo è un incedere di motorini sferraglianti sotto il sole, di vociare proveniente dai negozi, di vento che si muove tra rami secchi di alberi che sono lì chissà da quanto tempo.
Metto un piede davanti l'altro. Ricordi anche che, prima di voler essere una pedina, camminando volgevi lo sguardo in alto e tutto attorno: ricordi palazzi di vari colori, manifesti strappati, una oasi di verde circondata da pietre bianche, panni stesi fuori ad alcuni balconi danzare al vento. Uno spettacolo sicuramente più variopinto di quello offerto da una lastra monocolore praticamente infinita di nero, intervallata dai due tocchi di colore delle tue scarpe, o da qualche cartaccia per terra. Cosa è cambiato?
Il punto forse è che all'inizio tutti, camminando, si guardano in alto e attorno a sé stessi: forse per rendersi conto del fatto che si stanno spostando, forse perché ammirati dalla diversità multicolore rispetto alle mura di casa. Poi le prime cadute, pian piano, e il dolore susseguente ci spingono a guardare prevalentemente verso il basso. Per vedere dove stiamo poggiando i piedi, se è una superficie sufficientemente solida per sostenerci, per avere i piedi ben saldi, se ci sono ostacoli.
Forse è anche per questo che si dice che non conta tanto la destinazione, quanto il viaggio in sé.
Opinioni, idee, riflessioni, quisquilie, pinzellacchere, varie ed eventuali. Ampio parcheggio all'ingresso.
sabato 2 luglio 2011
domenica 30 gennaio 2011
Un sabato sera e la teoria delle probabilità (con buona pace di Murphy)
Purtroppo, o per fortuna, è giunta l'ora di un nuovo post di vita vissuta. Spinto dal peso specifico delle vicende narrate, che hanno assunto nella mia mente il livello "conoscenze utili per l'umanità". Lettore avvisato...
Capita che, diversamente dai soliti sabato sera fuori casa, di primo pomeriggio tu abbia già la serata bella organizzata: gli amici di sempre, un cinema e "Il discorso del Re", nell'annuale marcia (parallela) di avvicinamento agli Oscar. Capita invece che quando è quasi ora di prepararsi, arrivi un contrordine: pub + altri amici.
(Prima del dipanarsi degli eventi, metto agli atti che l'idea non mi dispiaceva: birra - possibilmente non la Peroni casalinga - e panino imbottito - di quelli così "tanti" che a casa non fai perché ti scocci e un pò ti vergogni di preparare - sono un connubio interessante.)
Saltando il viaggio in macchina, arriviamo al luogo d'incontro, da cui andare al pub X. Solo che scopriamo che il luogo stabilito non è il pub X, ma Y. Breve digressione su quale dei due sia meglio: in breve X batte Y per fattore parcheggio, ma Y surclassa X per vicinanza e minor numero di persone in attesa stimato a "un pò prima". Viene pertanto deciso a mani basse di andare al pub Y. Che ad occhio e croce è la stessa decisione fatta da millemila altre persone.
(Qui immagina un'ora e mezza almeno di attesa all'impiedi. Di cui almeno un'ora al freddo. Umido.)
Arriva il nostro tavolo. Anzi no, prima ci danno indicazioni su dove si trova (e qui la tua mente immagina, chissà perché, il corridoio dell'Overlook Hotel). Entriamo in una sala che sì, ricorda un pub irlandese, ma anche un pub irlandese un pò in disuso. Ci sediamo, ordiniamo. Tempo duevirgolatrenanosecondi che gli "sfizi" d'ordinanza sono già arrivati. Con temperatura prossima a "erano già lì sul bancone da qualche minuto", ma questo lo si scoprirà di lì a poco. Nel contempo, chiediamo numi delle bibite: "Arrivano". Difatti qualche attimo dopo si fanno largo sul tavolo. Solo che tutte quelle non imbottigliate sembrano provenire anch'esse dallo stesso bancone di cui sopra, vista la totale assenza di schiuma. Le rimandiamo indietro, e magicamente poco dopo tornano identiche con giusto mezzo cm di "spinamento".
(Su questo punto in quegli istanti avverrà una discussione tra uno degli astanti e il proprietario, ma la preoccupazione in quei momenti è anche un'altra...)
"Ma...i panini?" è la domanda più in voga a tavola. In effetti tardano ad arrivare da almeno mezz'ora (fuso orario del tuo stomaco). Dopo quasi un'ora e mezza (fuso orario del tuo orologio), quando matematicamente hai dimenticato il nome del panino e/o cosa conteneva, chiedi numi: le risposte vanno da "Non so, mi spiace", a "Mò vedo", salvo poi non rivedere mai più quel/la cameriere/a (l'idea più probabile è che sia sparito, partito e abbia cambiato lavoro, nome e cittadinanza. Con la tua benedizione). Dopo due ore, quando oramai il tuo stomaco ha raggiunto l'orario di chiusura, vieni a sapere da un cameriere più coscienzioso che c'erano stati problemi con gli ingredienti: capita che, per uno strano fenomeno, man mano che vengono preparati dei cibi, gli ingredienti diminuiscano e poi addirittura svaniscano del tutto (qualcuno chiami Giacobbo!). Per fortuna il "Forse dobbiamo annullare la vostra ordinazione" diventa "Ok, sono arrivati nuovi ingredienti, tutto a posto, pazientate ancora un poco" nel giro di pochi intensi minuti (nei quali già immaginavi la scena madre della marcia di protesta tua e degli altri clienti successivi verso l'uscita del pub. E, per contrappasso, anche la scena dei Nuovi Mostri). Devi aspettare qualche minuto extra per il tuo panino rispetto a quello degli altri astanti, ma non voglio fare il polemico proprio alla fine del post.
Conclusione, le leggi di Murphy avrebbero previsto tutto ciò. La teoria delle probabilità invece no, almeno non con la stessa certezza, vista l'incredibile aleatorietà (e direi anche indipendenza) delle variabili in gioco. Pertanto riassumo il risultato finale: Murphy 2 - Logica matematica 0. E tutti a casa.
Capita che, diversamente dai soliti sabato sera fuori casa, di primo pomeriggio tu abbia già la serata bella organizzata: gli amici di sempre, un cinema e "Il discorso del Re", nell'annuale marcia (parallela) di avvicinamento agli Oscar. Capita invece che quando è quasi ora di prepararsi, arrivi un contrordine: pub + altri amici.
(Prima del dipanarsi degli eventi, metto agli atti che l'idea non mi dispiaceva: birra - possibilmente non la Peroni casalinga - e panino imbottito - di quelli così "tanti" che a casa non fai perché ti scocci e un pò ti vergogni di preparare - sono un connubio interessante.)
Saltando il viaggio in macchina, arriviamo al luogo d'incontro, da cui andare al pub X. Solo che scopriamo che il luogo stabilito non è il pub X, ma Y. Breve digressione su quale dei due sia meglio: in breve X batte Y per fattore parcheggio, ma Y surclassa X per vicinanza e minor numero di persone in attesa stimato a "un pò prima". Viene pertanto deciso a mani basse di andare al pub Y. Che ad occhio e croce è la stessa decisione fatta da millemila altre persone.
(Qui immagina un'ora e mezza almeno di attesa all'impiedi. Di cui almeno un'ora al freddo. Umido.)
Arriva il nostro tavolo. Anzi no, prima ci danno indicazioni su dove si trova (e qui la tua mente immagina, chissà perché, il corridoio dell'Overlook Hotel). Entriamo in una sala che sì, ricorda un pub irlandese, ma anche un pub irlandese un pò in disuso. Ci sediamo, ordiniamo. Tempo duevirgolatrenanosecondi che gli "sfizi" d'ordinanza sono già arrivati. Con temperatura prossima a "erano già lì sul bancone da qualche minuto", ma questo lo si scoprirà di lì a poco. Nel contempo, chiediamo numi delle bibite: "Arrivano". Difatti qualche attimo dopo si fanno largo sul tavolo. Solo che tutte quelle non imbottigliate sembrano provenire anch'esse dallo stesso bancone di cui sopra, vista la totale assenza di schiuma. Le rimandiamo indietro, e magicamente poco dopo tornano identiche con giusto mezzo cm di "spinamento".
(Su questo punto in quegli istanti avverrà una discussione tra uno degli astanti e il proprietario, ma la preoccupazione in quei momenti è anche un'altra...)
"Ma...i panini?" è la domanda più in voga a tavola. In effetti tardano ad arrivare da almeno mezz'ora (fuso orario del tuo stomaco). Dopo quasi un'ora e mezza (fuso orario del tuo orologio), quando matematicamente hai dimenticato il nome del panino e/o cosa conteneva, chiedi numi: le risposte vanno da "Non so, mi spiace", a "Mò vedo", salvo poi non rivedere mai più quel/la cameriere/a (l'idea più probabile è che sia sparito, partito e abbia cambiato lavoro, nome e cittadinanza. Con la tua benedizione). Dopo due ore, quando oramai il tuo stomaco ha raggiunto l'orario di chiusura, vieni a sapere da un cameriere più coscienzioso che c'erano stati problemi con gli ingredienti: capita che, per uno strano fenomeno, man mano che vengono preparati dei cibi, gli ingredienti diminuiscano e poi addirittura svaniscano del tutto (qualcuno chiami Giacobbo!). Per fortuna il "Forse dobbiamo annullare la vostra ordinazione" diventa "Ok, sono arrivati nuovi ingredienti, tutto a posto, pazientate ancora un poco" nel giro di pochi intensi minuti (nei quali già immaginavi la scena madre della marcia di protesta tua e degli altri clienti successivi verso l'uscita del pub. E, per contrappasso, anche la scena dei Nuovi Mostri). Devi aspettare qualche minuto extra per il tuo panino rispetto a quello degli altri astanti, ma non voglio fare il polemico proprio alla fine del post.
Conclusione, le leggi di Murphy avrebbero previsto tutto ciò. La teoria delle probabilità invece no, almeno non con la stessa certezza, vista l'incredibile aleatorietà (e direi anche indipendenza) delle variabili in gioco. Pertanto riassumo il risultato finale: Murphy 2 - Logica matematica 0. E tutti a casa.
sabato 8 gennaio 2011
Simulmondo already did it
Qualche giorno fa un amico mi ha spedito il trailer del primo gioco di calcio (o almeno presunto tale, visti i recenti sviluppi della serie concorrente FIFA in tal senso) per il prossimo Nintendo 3DS: Winning Eleven 3DSoccer.
Caspita che idea! Hai capito sti jappo? Telecamera alle spalle del giocatore controllato in quel momento, per sfruttare al meglio l'effetto profondità del 3D...
Però...però...mi sembra di averlo già visto. Anzi, mi sembra addirittura di averci giocato più di una volta.
Per i giocatori più stagionati, sto chiaramente parlando di QUESTO. Ah, l'italico ingegno...
Caspita che idea! Hai capito sti jappo? Telecamera alle spalle del giocatore controllato in quel momento, per sfruttare al meglio l'effetto profondità del 3D...
Però...però...mi sembra di averlo già visto. Anzi, mi sembra addirittura di averci giocato più di una volta.
Per i giocatori più stagionati, sto chiaramente parlando di QUESTO. Ah, l'italico ingegno...
giovedì 23 dicembre 2010
Il miracolo del Natale
Con l'avvicinarsi del Natale, di anno in anno avverto in maniera sempre più forte una cosa: la 'magia' del Natale è una cosa sempre più rara.
Dicesi 'miracolo di Natale' (s.m.) quella sensazione che in fondo il mondo non sia un posto poi così schifoso; che, pensandoci bene, ai vari problemi e alle varie avversità con cui bisogna fare i conti c'è sempre un rimedio; quel calore sprigionarsi attorno a dove un medico direbbe è sito il cuore, che sembra dirci che non è ancora tutto perduto, che c'è sempre speranza, che le cose possono cambiare se iniziamo a volerlo davvero, alzandoci simbolicamente e lavorando in tal senso. Questa e tante altre definizioni simili, sono sempre meno avvertite in giro, di anno in anno, man mano che si avvicina la data fatidica. Questo post non vuole essere una cosa trita e ritrita sul consumismo dilagante (nonostante la crisi), e sul vero significato del Natale che è altro dal farsi regali, etc. etc.
Il punto è un altro: come tante altre cose che la società in cui viviamo ci ha indotto a pensare, l'errore principale sta probabilmente nel fatto che diamo per scontato che a Natale il miracolo sia d'uopo, e quindi non ci si impegna più di tanto perché ciò si verifichi. Che è un pò come dare per scontato che "a Natale si è tutti più buoni". Almeno finché non iniziano le liti familiari per chi ha fatto prima ambo, o perché figli e nipoti vogliono guardare cose differenti.
Ma non è detto che le liti di cui sopra non possano essere catalizzanti per il 'miracolo'. Non esistono canoni che lo inneschino, può essere qualsiasi cosa: un 'tenero sorriso', un messaggio, la regolamentare trasmissione di "Una poltrona per due" alla televisione la sera della vigilia...
Il mio umile augurio per queste feste non può pertanto non essere quello che vi si risvegli quel circolo di canzoni natalizie, scampanellii nell'animo, voglia di lucine colorate, addobbi fluorescenti e, soprattutto, zenzero.
sabato 2 ottobre 2010
Ricetta per Inception
Prendete un quarto di The Prestige, aggiungeteci una spolverata di The Matrix (il primo, l'unico interamente degno di nota), un pizzico di varie sequenze d'azione dei film di James Bond (lo stesso Nolan ha dichiarato che questo è il "suo" spy-movie) ed otterrete Inception. Meglio ancora, poi, se mentre preparate mettete di sottofondo l'ottima musica del trailer.
E' uno di quei casi in cui il risultato finale è infinitamente superiore ai singoli ingredienti. Inception non è un film leggero, né tantomeno da vedere e seguire troppo sovrappensiero[*] (ma quale film tra quelli di Nolan non lo è? Ok, forse parte di Batman Begins): lo spettatore è immerso in 2 ore e 20 di esplorazione ed analisi onirica, è portato ad esaminare il funzionamento stesso dei sogni e del subconscio umano, con però il solito "taglio alla Nolan", ossia "tutto è reso nel modo più realistico (e visivamente pulito) possibile". Tuttavia, il film non risulta affatto noioso o pesante da seguire, anzi si lascia guardare ammaliando e catturando l'attenzione dello spettatore, ipnotizzandolo fino alla conclusione delle vicende, merito anche di una equilibrata contrapposizione tra momenti quieti e scene d'azione.
Vista la recente tendenza di Hollywood (da un pò importata anche qui) a far durare obbligatoriamente i film almeno 2 ore[**], ero un tantino preoccupato per la durata del film: invece, questa non si "accusa" né durante né dopo la visione. Anzi, dopo è molto probabile che lo spettatore sia più 'sveglio' di prima, e passi inesorabilmente le ore successive alla visione a ragionare sulle varie teorie esposte nel film. Altra ottima caratteristica dei film di Nolan.
Capitolo attori: nel complesso tutti molto bravi e molto in parte, sia i 'veterani' dei film di Nolan (Michael Caine, Cillian Murphy) che i 'nuovi' (Leonardo DiCaprio, Ellen Page, etc.). Menzione speciale per Marion Cotillard, tanto brava quanto affascinante.
Giusto un appunto: se volete andare a vederlo, ponetevi in un embargo da media e siti web ad alto rischio spoiler (cioè la maggior parte, tranne poche isole felici. E competenti). Come fatto notare anche da Mymovies, lì per lì non capireste un tubo (davvero) e finireste solo per impiantare nella vosta mente qualcosa che potrebbe invece rovinarvi l'effetto del film al momento della visione.
-------
[*] Quelli che chiamo "film di sottofondo", dove qualsiasi cosa tu stia facendo, presti attenzione per 2-3 minuti al film in qualsiasi momento e capisci tutto come se lo avessi seguito religiosamente. Ad esempio, tutti i film di Pieraccioni post-Ciclone (cioè il Ciclone con titolo e attrice-di-cui-il-protagonista-si-innamora diversi). I cinepanettoni invece non rientrano in questa categoria: lì se ti distrai rischi di perderti qualche rutto o qualche battuta gratuitamente volgare stra-telefonata, perdendo l'effetto catartico della pellicola di farti chiedere "com'è possibile che la gente vada al cinema ogni anno a vedersi questa cagata", e in secondo luogo di farti riflettere sulla tua condizione che ti ha portato a vedere quel film.
[**] Se un film dura tanto, vuol dire che ha tanto da dire, dunque è profondo[***] e intellettualoide, dunque "bello" per lo spettatore medio. O, in versione abbreviata, "lungo è bello".
[***] Per dire, Avatar dura quasi 3 ore. Senza scene tagliate di panorami e di Na'vi che fanno sesso tramite porta usb sulla nuca. Ma lì si parla di un altro tipo di profondità.
E' uno di quei casi in cui il risultato finale è infinitamente superiore ai singoli ingredienti. Inception non è un film leggero, né tantomeno da vedere e seguire troppo sovrappensiero[*] (ma quale film tra quelli di Nolan non lo è? Ok, forse parte di Batman Begins): lo spettatore è immerso in 2 ore e 20 di esplorazione ed analisi onirica, è portato ad esaminare il funzionamento stesso dei sogni e del subconscio umano, con però il solito "taglio alla Nolan", ossia "tutto è reso nel modo più realistico (e visivamente pulito) possibile". Tuttavia, il film non risulta affatto noioso o pesante da seguire, anzi si lascia guardare ammaliando e catturando l'attenzione dello spettatore, ipnotizzandolo fino alla conclusione delle vicende, merito anche di una equilibrata contrapposizione tra momenti quieti e scene d'azione.
Vista la recente tendenza di Hollywood (da un pò importata anche qui) a far durare obbligatoriamente i film almeno 2 ore[**], ero un tantino preoccupato per la durata del film: invece, questa non si "accusa" né durante né dopo la visione. Anzi, dopo è molto probabile che lo spettatore sia più 'sveglio' di prima, e passi inesorabilmente le ore successive alla visione a ragionare sulle varie teorie esposte nel film. Altra ottima caratteristica dei film di Nolan.
Capitolo attori: nel complesso tutti molto bravi e molto in parte, sia i 'veterani' dei film di Nolan (Michael Caine, Cillian Murphy) che i 'nuovi' (Leonardo DiCaprio, Ellen Page, etc.). Menzione speciale per Marion Cotillard, tanto brava quanto affascinante.
Giusto un appunto: se volete andare a vederlo, ponetevi in un embargo da media e siti web ad alto rischio spoiler (cioè la maggior parte, tranne poche isole felici. E competenti). Come fatto notare anche da Mymovies, lì per lì non capireste un tubo (davvero) e finireste solo per impiantare nella vosta mente qualcosa che potrebbe invece rovinarvi l'effetto del film al momento della visione.
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[*] Quelli che chiamo "film di sottofondo", dove qualsiasi cosa tu stia facendo, presti attenzione per 2-3 minuti al film in qualsiasi momento e capisci tutto come se lo avessi seguito religiosamente. Ad esempio, tutti i film di Pieraccioni post-Ciclone (cioè il Ciclone con titolo e attrice-di-cui-il-protagonista-si-innamora diversi). I cinepanettoni invece non rientrano in questa categoria: lì se ti distrai rischi di perderti qualche rutto o qualche battuta gratuitamente volgare stra-telefonata, perdendo l'effetto catartico della pellicola di farti chiedere "com'è possibile che la gente vada al cinema ogni anno a vedersi questa cagata", e in secondo luogo di farti riflettere sulla tua condizione che ti ha portato a vedere quel film.
[**] Se un film dura tanto, vuol dire che ha tanto da dire, dunque è profondo[***] e intellettualoide, dunque "bello" per lo spettatore medio. O, in versione abbreviata, "lungo è bello".
[***] Per dire, Avatar dura quasi 3 ore. Senza scene tagliate di panorami e di Na'vi che fanno sesso tramite porta usb sulla nuca. Ma lì si parla di un altro tipo di profondità.
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